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Santa Chiara, Protettrice: delle coccinelle, delle telecomunicazioni, della televisione.

DiMaurizio Raimondo

Ago 11, 2023

Chiara nasce nel 1194 da una nobile famiglia d’Assisi, figlia di Favarone di Offreduccio di Bernardino e di Ortolana. La madre, recatasi a pregare, alla vigilia del parto, nella Cattedrale di S. Rufino (vicinissima alla sua abitazione), sentì una voce che le predisse la nascita della bambina con queste parole: Donna non temere, perchè felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo.

Per questo motivo la bambina fu chiamata Chiara e battezzata in quella stessa chiesa. Si può senza dubbio affermare che una parte predominante della educazione di questa fanciulla è dovuta alla grande spiritualità che pervadeva l’ambiente familiare di Chiara, ed in particolare la figura della madre, la quale fu tra quelle “dame” che ebbero la grande fortuna di raggiungere la Terra Santa al seguito dei crociati. L’esperienza della completa rinuncia e delle predicazioni di S. Francesco, la fama delle doti che aveva Chiara per i suoi concittadini, fecero sò che queste due grandi personalità s’intendessero perfettamente sul modo di fuggire dal mondo comune e donarsi completamente alla vita contemplativa.

La notte dopo la Domenica delle Palme, il 18 marzo 1212, Chiara, accompagnata da Pacifica di Guelfuccio, si recherà di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati. Qui Francesco la vestì del saio francescano, le tagliò i capelli consacrandola alla penitenza e la condusse presso le suore benedettine di S. Paolo a Bastia Umbra, dove il padre, inutilmente, tentò di persuaderla a far ritorno a casa. Chiara si rifugiò, in seguito, su consiglio di Francesco, nella chiesetta di S. Damiano, che divenne la “Casa Madre” di tutte le sue “consorelle”, chiamate dapprima “Povere Dame recluse di S. Damiano” e, dopo la morte di Chiara, “Clarisse”. Qui, la “Pianticella di Francesco” visse per quarantadue anni, quasi sempre malata, iniziando alla vita religiosa molte sue amiche e parenti, compresa la madre Ortolana e le sorelle Agnese e Beatrice. Nel 1215 Francesco la nominò “badessa” e formò una prima Regola dell’Ordine che doveva espandersi per tutta Europa.

La grande personalità di Chiara non passò inosservata agli alti prelati, tanto che il legato pontificio, cardinale Ugolino, formulò la prima Regola per i successivi monasteri, e, più tardi, le venne concesso il “Privilegio della povertà”, con il quale Chiara rinunciava ad ogni tipo di possedimento. La fermezza di carattere, la dolcezza del suo animo, il modo di governare la sua comunità con la massima carità e avvedutezza, le procurarono la stima dei pontefici, che vollero persino recarsi a visitarla. La morte di Francesco e le notizie che alcuni monasteri accettavano possessi e rendite amareggiarono e allarmarono Chiara, la quale, sempre più malata, volle salvare fino all’ultimo la povertà per il suo monastero, componendo una Regola simile a quella dei Frati Minori, approvata dal cardinale Rainaldo (poi papa Alessandro IV) nel 1252, e alla vigilia della sua morte da Innocenzo IV, recatosi a S. Damiano per portarle la benedizione e consegnarle la “bolla papale”, che confermava la sua Regola;. Il giorno dopo, 11 agosto 1253, Chiara muore, officiata dal papa, che volle cantare per lei non l’ufficio dei morti, ma quello festivo delle vergini. Il suo corpo venne sepolto nella chiesetta di S. Giorgio, ed in seguito trasferito nella basilica che porta il suo nome. Nonostante l’intenzione di Innocenzo IV fosse quella di canonizzarla subito dopo la morte, si giunse alla “bolla di canonizzazione” nell’autunno del 1255, dopo averne seguito tutte le formalità, per mezzo di Alessandro IV.

PREGHIERA TRADIZIONALE

Per quello spirito di penitenza che vi indusse a far costantemente vostra particolare delizia il digiuno più severo, la povertà più rigorosa e le mortifica­zioni più penose e quindi la privazione di tutti i beni, la sofferenza di tutti i mali per consacrarvi interamente all’amore di Gesù Cristo nell’illustre Ordine da voi istituito, dietro la direzione del vostro Sera­fico Padre S. Francesco, di cui vestiste sì bene lo spi­rito nell’abbracciarne l’abito e la regola, impetrate a noi tuoi la grazia, o ammirabile Santa Chiara, di preferire mai sempre l’abbiezione alla gloria, la povertà alle ricchezze, la mortificazione ai piaceri, affine di essere non solo di nome, ma ancora di fatto, fedeli discepoli di Gesù Cristo. Pater, Ave, Gloria

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