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Monsignor Bellandi: “Costruire relazioni educative, mettendoci il cuore. Gli studenti difficili vanno amati di più!

DiGiuseppe Barone

Set 12, 2023

Inizia il nuovo anno scolastico. La prima campanella è ormai suonata anche per gli studenti della provincia di Salerno. In occasione del rientro tra i banchi, l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, Sua Eccellenza Monsignor Andrea Bellandi, ha voluto rivolgere al mondo della Scuola il suo augurio di buon lavoro, esteso a tutte le componenti impegnate nell’Istruzione e nella formazione delle future generazioni.

“Carissimi/e,

all’inizio di questo nuovo anno scolastico, mi rivolgo innanzitutto a voi, carissimi studenti, facendo mie le parole che Papa Francesco ha rivolto ai ragazzi nell’ultima Messa celebrata durante la recente “Giornata Mondiale della Gioventù” in Portogallo. «A voi che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi forse inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo – ed è un bene che vogliate cambiare il mondo – e che volete lottare per la giustizia e la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia nella vita, ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”. (…) È Gesù stesso che vi guarda, Lui che vi conosce, conosce il cuore di ognuno di voi, conosce la vita di ognuno di voi, conosce le gioie, conosce le tristezze, i successi e i fallimenti, conosce il vostro cuore».

In questo nuovo anno scolastico che inizia, penso anzitutto a voi, cari ragazzi, e prego il Signore affinché questo tempo di formazione vi aiuti particolarmente a conoscere più in profondità voi stessi, il vostro cuore, fatto di desideri grandi, speranze da realizzare, rapporti di amicizia da coltivare, dicendo ad ognuno di voi che la Chiesa e il mondo – come sottolinea il Papa – hanno bisogno del vostro contributo per costruire un mondo migliore, all’insegna della fraternità, del rispetto reciproco, della solidarietà verso tutti, soprattutto verso i più deboli, e della cura del Creato.

Poi mi rivolgo a voi, dirigenti scolastici, insegnanti e persone impegnate a vario titolo in questa istituzione così importante per il futuro della nostra società. La scuola è fatta certamente di una valida e qualificata istruzione, ma anche di relazioni umane, da vivere all’insegna dell’accoglienza e dell’attenzione benevola da riservare a tutti indistintamente. Anzi, il dovere di un buon educatore – e di tutti coloro che vivono il mondo della Scuola – è quello di amare con maggiore intensità gli alunni più difficili, più deboli, più svantaggiati. Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? Sono invece gli studenti “difficili”, quelli che fanno fatica a studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio a vari livelli, sono proprio questi che rappresentano una grande sfida per la scuola e che vanno, per così dire, amati di più! In una società che fatica a trovare punti di riferimento, è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo, ed essa può esserlo o diventarlo se al suo interno ci sono donne e uomini capaci di dare un senso alla scuola e allo studio, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze culturali e tecniche, ma puntando a costruire una relazione educativa con ogni studente, che deve sentirsi accolto ed amato per quello che è, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità. Prendere la vita e condurla per mano è ascoltare le inquietudini di quella vita e non imporsi, bensì, mano nella mano, proporle la strada. Una cosa che si riesce a fare soltanto quando nasce dal cuore. Se una comunità educativa – docenti, amministratori, tutto il personale della scuola – non ci mette il cuore, fin dall’inizio fallirà nell’obiettivo di trasmettere uno sguardo di speranza, di trasmettere delle ragioni adeguate a guardare al futuro. In questa direzione il vostro compito è quanto mai necessario.

Carissimi, la realtà della Scuola ha estremo bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa che, per chi si riconosce cristiano, trova nel Signore Gesù e nel suo Vangelo il punto di riferimento ultimo e la ragione di una responsabilità da non disattendere. Riprendendo ancora un’espressione di Papa Francesco rivolta a degli insegnanti, «vi incoraggio a rinnovare la vostra passione per l’uomo – non si può insegnare senza passione! – nel suo processo di formazione, e ad essere testimoni di vita e di speranza»”.

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