• 23 Novembre 2024 21:38

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Gesù è fuori di testa.

DiMaurizio Raimondo

Giu 9, 2024

Vangelo di domenica 9 giugno
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3, 22-30)

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

Il commento di Andrea Marchetti
Il centro del messaggio di Gesù di questo vangelo mi ha sempre colpito. È un messaggio molto forte che ci turba perché ci presenta un Dio molto duro di cuore: è contraddittorio se pensiamo al Dio fonte di Amore puro, eterno, misericordioso. Ma andiamo nella profondità del testo. Gli scribi scendendo da Gerusalemme e vedendo Gesù attorniato e ben voluto dalla folla, iniziano a calunniarlo, dicendo che è Beelzebùl e che è con il dito di Satana che scaccia i demòni. Di fronte a queste accuse Gesù è molto attento, risponde con calma attraverso parabole e domande, cercando di tenere conto di chi lo sta ascoltando, senza giudicare, diventando lui stesso un insegnamento per i suoi discepoli attraverso questi gesti di apertura verso gli scribi, «ma egli chiamatili a sé dice: come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso quel regno, non può reggersi».

Purtroppo il seme dell’invidia e della malizia è radicato negli scribi, uomini che credono di essere nel giusto perché conoscono tutta la torah, ma che non hanno un cuore misericordioso, un cuore umile e aperto. È una delle tentazioni del tanto sapere che ci fa guardare i fratelli dall’alto verso il basso irrigidendo il nostro cuore.
La “sclerocardia”, durezza del cuore, sostenuta dalla pienezza del nostro “io” non lascia spazio a Dio, non lascia apertura all’azione dello Spirito Santo.
Dipende da noi scegliere di essere come gli scribi che giudicano oppure come i discepoli che sono seduti attorno a Gesù e ascoltano la sua parola.

Gli scribi siamo noi quando non vogliamo metterci in discussione, quando ci sentiamo sempre nel giusto e pieni di noi stessi, quando il seme dell’invidia e della malizia ci avvelenano il cuore. Sant’Agostino dice: «il cuore impenitente impreca contro questo dono gratuito, contro questa grazia di Dio». Cuore impenitente, che non si pente.
Lo Spirito Santo non può guarire, non può entrare, non può convertire, perché siamo noi che teniamo chiusa la porta. Il primo passo è riconoscere i nostri limiti, i nostri errori, i nostri peccati, aprire la porta del nostro cuore, chiedere aiuto.

È ascoltando la Parola di salvezza e lasciandola entrare e penetrare in noi stessi che entriamo nell’atteggiamento giusto, quello dell’accoglienza dello Spirito Santo, con tutti i suoi frutti, lasciandoci trasformare il cuore, proprio come ci dice il salmo responsoriale: «Ma con te è il perdono, così avremo il tuo timore. Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. L’anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all’aurora».

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