• 9 Marzo 2025 22:32

Direttore Responsabile: Giuseppe Barone .

Commento alla Parola nella I Domenica di Quaresima.

DiMaurizio Raimondo

Mar 9, 2025

Il tema della Domenica 9 marzo 2025.

Esistono momenti particolarmente intensi, in cui – più che in altre occasioni – la vita rivela noi a noi stessi. Può trattarsi talvolta di situazioni drammatiche, talaltra di giorni faticosi o, ancora, di periodi ordinari, ma carichi di senso. Non importa: siamo messi davanti a noi e alle nostre responsabilità, nella consapevolezza che in quella decisione, che ci accingiamo a prendere, si gioca molto del nostro presente e del nostro futuro. Sono i momenti che siamo soliti definire “di prova”.

Nel linguaggio corrente, la prova è quasi sinonimo di “tentazione” e di spinta al peccato, mentre il corrispondente termine greco peirasmos ha il senso di una “verifica”: un evento che ci permette di appurare chi siamo, dove andiamo e quali siano le ragioni profonde del nostro agire. Il tempo di quaresima ci richiama a questa verifica, senza la quale, la nostra vita rischia di viaggiare nel vuoto.

Il Vangelo: 4,1-13

Nel vangelo di Luca, il racconto delle tentazioni celebra proprio la fedeltà di Gesù, uomo libero e liberante. Il «figlio dell’uomo» tentato a idolatrare se stesso e gli idoli fabbricati dai figli degli uomini, vince sul tentatore e resta fedele a Dio e all’uomo. Luca afferma chiaramente che Gesù è tentato in quanto figlio di Adamo (a differenza di Matteo, la genealogia di Gesù in Luca risale fino ad Adamo). Ha voluto essere provato come ogni uomo. Ai più potrebbe sembrare poco dignitoso che il «figlio di Dio» venga annoverato tra gli empi e i senza-Dio: «annoverato tra i malfattori», dirà Luca nel racconto della passione (Lc 22,37).  Lo stesso Giovanni Crisostomo commenta: «Come non stupirci al vedere che lo Spirito conduce Gesù nel deserto, per essere tentato?». Gesù viene tentato, dunque, e, pur essendo Figlio, dovette imparare la fedeltà a Dio e la fedeltà all’uomo, commenta l’autore della lettera agli Ebrei (5,8).

Sarà proprio nel momento supremo, nell’ora della passione, che Gesù vincerà la tentazione, rimanendo fedele a Dio e all’uomo! Nel vangelo di Luca, le tre tentazioni sono strettamente legate a quell’ evento decisivo, come lascia presagire l’ultimo versetto del racconto odierno, che annuncia il ritorno del tentatore «al momento fissato». Questo momento è l’ora della croce, con l’ultimo attacco frontale, la tentazione suprema, che metterà a dura prova la fedeltà di Gesù. Quando tutto crolla è più difficile rimanere. Bonhoeffer scriveva: «Noi siamo cresciuti nell’esperienza dei nostri genitori e dei nostri nonni, secondo la quale l’uomo può e deve progettare, costruire, plasmare la sua vita con le sue proprie mani, secondo la quale esiste nella vita un fine, che l’uomo deve scegliere e impegnarsi a raggiungere con tutte le sue forze. Oggi, l’esperienza nostra è che non possiamo fare progetti neppure per l’indomani, che nella notte viene distrutto ciò che si era costruito nel giorno, che la nostra vita – a differenza di quella dei nostri genitori – è informe o, se non altro, frammentaria. E tuttavia, nonostante tutto questo, dico e affermo che non avrei voluto e non vorrei vivere in un tempo diverso dal nostro, anche se esso disprezza e calpesta la nostra felicità esteriore. Più distintamente che in altre epoche, noi siamo in grado di vedere che il mondo è nelle mani di Dio».

Riflessioni di estrema attualità, se pensiamo al pessimismo diffuso sul nostro futuro e su quello dei nostri figli. Eppure, è proprio questa fiducia che Luca infonde nei suoi lettori, nel terreno specifico delle tentazioni e in quello più ampio della vicenda di Gesù. Sulla croce, la fedeltà di Gesù testimonia che una prova vissuta per amore (amore di Dio e amore dell’uomo) è feconda anche se devastata dal patire. Nella prova possiamo ancora piantare e costruire, vivere e sperare.

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