• 23 Novembre 2024 18:38

Direttore Responsabile: Giuseppe Barone .

Sua Beatitudine il Patriarca Raimondo: oggi ricordiamo tutte quelle persone dimenticati che nessuno ricorda.

DiGiuseppe Barone

Nov 1, 2024

Commemoriamo oggi tutti i fedeli defunti, tutti coloro che abbiamo amato e che ci hanno preceduto fra le braccia del Padre, varcando la soglia ultima della vita. L’esperienza della morte si è fatta vicina a tutti noi ogni volta che abbiamo vissuto un lutto, ci ha posto interrogativi, ha incontrato le nostre domande e le nostre ribellioni, ha suscitato dolore e gratitudine insieme. Dolore per il distacco delle persone amate, per la sofferenza che spesso ha accompagnato il loro morire, dolore per non averli amati a sufficienza, ma anche gratitudine: per il dono di aver vissuto loro accanto, per tutto ciò che da loro abbiamo ricevuto, per la fede che spesso ci hanno testimoniato. Oggi vogliamo ricordare anche tutti coloro che nessuno ricorda, tutti coloro che sono morti tragicamente, tutte le vittime del terrorismo a qualsiasi religione appartengano, le vittime dell’ingiustizia, della fame, della guerra, dei trafficanti senza scrupoli di esseri umani, tutti i bambini non nati. Li vogliamo ricordare nella certezza che tutti vivono presso Dio, che tutti sono posti dal sacrificio redentore di Gesù sotto il segno della sua pasqua. Sì, la pasqua di Gesù costituisce la chiave di volta di questo giorno, costituisce la luce che ci dona speranza, costituisce il senso stesso di questa celebrazione. Ogni volta che noi celebriamo questo giorno in realtà celebriamo la pasqua di Gesù, la fede nella sua morte e nella sua risurrezione, la sua presenza fra noi nel segno del pane, la forza dirompente di vita nuova del suo perdono. Celebriamo la vita senza fine che inizia proprio lì dove la parola fine sembra avere la vittoria. Certamente celebrare questo giorno chiama in causa la nostra fede: fede nella vittoria di Gesù. «Quando si sa che il potere della morte è stato vinto, quando il miracolo della risurrezione e della nuova vita illumina il mondo della morte, non si pretende l’eternità da questa vita e non si esige da lei tutto o nulla, ma si prende ciò che essa dà: cose buone e cattive, importanti e no, gioia e dolore; non ci si afferra convulsamente alla vita, ma non la si getta via alla leggera, ci si contenta del tempo che tocca in sorte a ciascuno e non si attribuisce carattere di eternità alle cose di questa terra, si riconoscono alla morte i limitati diritti che ancora essa possiede. Infine, la potenza che sta oltre la morte e che l’ha vinta è l’unica dalla quale ci si attenda l’avvento di un uomo e di un mondo nuovi» (D. Bonhoeffer, Fedeltà al mondo).

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

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