• 23 Novembre 2024 19:42

Direttore Responsabile: Giuseppe Barone .

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro, dice il Signore”

(Mt 11,28)

Spunti di Riflessione a cura di Padre Maurizio Raimondo.

Sulle spalle del Pastore
Gesù risponde all’attacco dei Farisei e degli Scribi scandalizzati dal suo modo di trattare con i pubblici peccatori, con le tre parabole «delle cose perdute».
Nella parabola della pecora perduta Gesù stesso ne spiega il significato principale. La gioia del pastore per la pecora ritrovata è tanto grande che supera la gioia per le pecore che gli erano rimaste. Altrettanto grande è anche la gioia di Dio per un peccatore che si lascia ritrovare dal suo amore misericordioso.
Tutto l’interesse del racconto è concentrato sul comportamento del pastore verso quest’unica pecora. Egli la cerca, la trova, si rallegra. Sono indicate due manifestazioni di questa gioia: si mette sulle spalle la pecora ritrovata, quasi per sentirne il tepore sulle proprie carni.
Scrive Simone Weil: «Dio non ha le parole per dire alle sue creature: Ti odio. Egli ama, ma non come amo io, no. Come uno smeraldo è verde, così egli è: Io ti amo. Dio è amore; Dio non ha altre parole che: Ti amo».

Il dispiacere di non avere dispiacere
La posizione dell’anima in peccato non è dissimile da quegli schiavi di Michelangelo imprigionati nel marmo, incompleti e contorti in un vano tentativo di liberazione. Solo la grazia divina può scalpellar via la materia che soffoca, scioglierci dalla immobilità mortale, darci con la vita l’agilità ad operare bene. Basta un sussurro, un’invocazione, un pensiero: la preghiera per esser liberati dalla morte spirituale è sempre esaudita immediatamente. Non aspettiamo a domani per invocare aiuto!
L’amore distrugge il peccato come il fuoco brucia la paglia. Il dispiacere di non aver sufficiente dispiacere è il maggior dispiacere che si possa provare… Il desiderio di avere un desiderio più grande è il più grande desiderio!

Dal Vangelo secondo Luca (15,1-10)

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *